La strada che porta alla conoscenza passa per buoni incontri.
La metodologia di cui mi avvalgo deriva dalla psicoterapia della Gestalt fenomenologico-esistenziale e dallo psicodramma moreniano. Entrambi fondano il loro impianto teorico in quella corrente filosofica che è la fenomenologia. Di seguito descrivo alcuni concetti che guidano il mio lavoro psicologico.
Persona
Il termine persona deriva dal greco e rimanda al suono, alla maschera che gli attori greci indossavano con la funzione di amplificare il suono della voce per fare in modo che tutti gli spettatori del teatro potessero sentire efficacemente. Da qui la derivazione del termine personaggio. La persona rimanda quindi alla funzione del rappresentare, dell’interpretare, dall’immedesimarsi in un ruolo. Questo potrebbe suonare come se la persona abbia a che fare con la finzione, con la menzogna, in realtà è proprio nello svolgere i vari ruoli nella quotidianità (genitore, figlio, marito/moglie, capo, leader/gregario, etc) che l’individuo si situa nel mondo e impara ad essere chi è e chi vuole essere. La persona, quindi, è tutt’altro che un ente monolitico e immutabile, è bensì un ente dinamico e potenzialmente mutevole.
Qui e ora
Corrisponde al momento presente, non considerato come momento avulso dalla storia della persona e dal suo avvenire, bensì proprio come punto di condensazione del passato già vissuto e dell’idea del futuro che si desidera avere. E’ solo nel qui e ora che il passato giunge con tutta la sua esperienza e portata e il futuro orienta l’azione come un faro. Il processo psicoterapeutico si fonda, quindi, come presente, qui e ora, avente in sé alte possibilità trasformative, perchè si situa come spazio, luogo, laboratorio, che nel suo tempo dilatato e fuori dal rincorrersi della quotidianità può stravolgere il copione emotivo e comportamentale adottato, automaticamente, fino a quel momento.
Olismo
Nel processo psicoterapeutico l’attenzione viene data non solo alla parola, ma a tutto l’essere, con la sua corporeità e la sua sensorialità. Il lavoro psicologico riguarda non solo la narrazione da parte del cliente, ma anche le modalità relazionali attive nel qui ed ora della seduta.
Assenza di giudizio
Lo psicoterapeuta non è interessato a giudicare i vissuti del cliente, non né ha titolo e non è nemmeno utile per oltrepassare le problematiche. La persona ha diritto di vivere come vuole. Lo psicoterapeuta è intento ad osservare le parti oscure, ombrose, disfunzionali che impediscono la persona a vivere come vorrebbe per aiutarlo a trovare dentro di sé quegli aspetti capaci di raggiungere quanto desiderato.
Ciclo del contatto
L’individuo è in continua interazione con il mondo esterno, e l’esperienza che ne fa si fonda a partire dagli organi di senso che traducono gli stimoli esterni in sensazioni e quindi in emozioni. A partire dalle sensazioni e dalle emozioni l’individuo formula dei pensieri, una gamma di ipotetiche possibilità, con lo scopo di scegliere, di mettere in atto, il comportamento che ritiene più utile per sé. Questo comportamento avrà un effetto sull’ambiente circostante, e così via in un continuo scambio tra enti. Il sintomo che provoca sofferenza nasce nel momento in cui il ciclo del contatto delineato (emozione/pensiero/azione) non procede con fluidità, bensì è interrotto da aspetti bui, oscuri dell’individuo che interrompono quindi la possibilità che si giunga al comportamento più utile e congruo, generatore di felicità e soddisfazione. Il problema della persona che viene in terapia quindi può situarsi a livello emotivo (ad esempio fatica a riconoscere alcune emozioni o ad accoglierle), a livello cognitivo (ad esempio fatica ad organizzare varie ipotesi comportamentali), a livello comportamentale (ad esempio anche se è cosciente di ciò che si dovrebbe fare non attua l’azione perché teme qualcosa). Ogni tipologia di interruzione del ciclo del contatto che il cliente presenta e che gli provoca la sofferenza (sintomo) corrisponde ad uno specifico trattamento da parte del terapeuta.
Sintomo
Il sintomo (ad esempio attacco di panico, ansia, depressione, incapacità di chiedere qualcosa a qualcuno, sentimento di impotenza relativa a qualche questione, etc.) è il risultante di un processo di irrigidimento nel dialogo tra le varie parti di sé. Quando questo dialogo interno non fluisce e scambia vicendevolmente, quando non vengono riconosciuti e accolti i bisogni di tutte queste parti che si muovono dentro di noi, capita che la nostra psiche trova un compromesso di comodo, il meno doloroso possibile (ma solo in un primo momento perché poi diventa comunque generatore di infelicità), che con il passare del tempo crea il sintomo, una situazione sentita come invalidante per lo sviluppo pieno della nostra vita. Il processo psicoterapeutico, quindi, agevola il riconoscimento di queste polarità interne che sono diventate confuse, un blocco unico e monolitico, per rimetterle in un dialogo in cui ciascun polarità possa scambiare bisogni e desideri con l’altra al fine di trovare risposte creative in sintonia con sé stessi.